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Alle cooperatrici

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“Perchè finalmente l’abbiamo imparato che c’è tempo soltanto se c’è un tempo, un tempo per ogni cosa. Per sceglierne magari una sola di quelle cose impossibili, però poi realizzarla, costi quel che costi. E arrivare in un posto per restarci, e guardare con gli occhi spalancati, perchè c’è un tempo per viaggiare e un tempo per costruire, un tempo per scappare e un tempo per guarire, un tempo per capire, lunghissimo, un tempo per spiegare, un tempo per perdonare, un tempo per perdere tempo. C’è un tempo per cambiare e un tempo per tornare gli stessi di sempre, un tempo per gli amori e un tempo per l’amore, un tempo per essere figli e un tempo per farli, i figli, un tempo per volere una vita spericolata e un tempo per trovare un senso a questa vita – che è anche l’unica che abbiamo. C’è un tempo per raccogliere tutte le sfide, un tempo per combattere tutte le battaglie, un tempo per fare la pace, un tempo per esigerla, la pace. C’è un tempo per dire e un tempo per fare – e non è detto che di mezzo debba per forza esserci una barca. A volte basta uno sguardo, a volte basta una scheda elettorale. C’è un tempo per innamorarsi – prorogabile. C’è un tempo per ballare e un tempo per aspettare, un tempo per correre, un tempo per il silenzio. E se c’è un tempo bellissimo per ricordare allora ce ne deve essere anche uno calmo per dimenticare ma senza perdere e senza perdersi.. Perchè se c’è un tempo per dormire e uno per morire, forse; forse se siamo sempre stati bravi e attenti, e continuiamo a tener gli occhi spalancati allora, forse, c’è anche un tempo infinito per sognare…”

Alice, una meraviglia di paese” – Lella Costa

Un tempo infinito per spalancare la realizzazione di nuove possibilità sulla parità di genere che è strettamente connessa alla crescita economica. Ma affermarsi come donna manager, imprenditrice o rappresentante di genere nelle diverse espressioni politico sociali di un Paese è, e rimane, una fatica erculea, una strada lastricata di difficoltà e burocrazia, sessismo e problemi di accesso alle opportunità. Sin dall’antichità uno dei compiti affidati alle donne prevalentemente era quello di gestire l’economia domestica. Oggi la maggioranza della popolazione, non solo nazionale ma mondiale, è donna ma il ruolo di amministratrice ‘familiare’ è ormai superato. Oggi la coesione sociale è donna: perché la donna è più capace di produrre senza distruggere, costruire e innovare, tutelare e salvaguardare. È in grado di capire il mondo con occhi diversi, di sentire le cose con cuore più creativo, più paziente, più tenero.

Eppure, nonostante questo, la presenza delle donne in ruoli di controllo e di dirigenza, è ancora molto bassa. In controtendenza il mondo cooperativo. In particolare nelle cooperative, che aderiscono a Confcooperative, il 61% dei lavoratori è donna, così come il 42% dei soci e il 27% della governance. Dato che sale al 34,5% se si considerano le presidenti donne fino a 35 anni. “Numeri che testimoniano l’impegno della cooperazione a favore delle pari opportunità e che tracciano una strada da seguire per il futuro”, ha riferito Alessandra Rinaldi, presidente della Commissione Dirigenti Cooperatrici di Confcooperative, nella nota diffusa da Confcooperative Nazionale.

C’è bisogno di una ventata di empowerment femminile che significa anche dare spazio al potenziale inespresso della metà delle risorse umane del pianeta, perché “la donna è la radice sulla quale le nazioni sono costruite. Essa è il cuore della sua nazione. Se il suo cuore è debole, il popolo sarà debole. Se il suo cuore è forte e la sua mente limpida, allora la nazione sarà forte e determinata. La donna è il centro di ogni cosa“ (detto dei nativi americani Ojibwej).

Commissione donne dirigenti Confcooperative Basilicata